Molti di noi hanno avuto l’onore di lavorare con una leggenda del Broadcast come Peter Wharram

durante la produzione di Roma e le successive olimpiadi. Gli abbiamo chiesto:
Potresti brevemente raccontarci la tua esperienza nell’industria televisiva? «Lavoro nella televisione dall’età di 20 anni. Ho finito gli studi e ho fatto domanda per un lavoro presso Channel 7 a Perth, in Australia. Ho iniziato come ingegnere di trasmissione e mi sono cresciuto professionalmente ottenendo tutti i miei certificati; la formazione che abbiamo ricevuto a Channel 7 è stata intensa e mi ha dato molta esperienza. Ho lavorato con la produzione, ero un operatore di ripresa, RVM, luci, audio ecc. Dopo molti anni di apprendimento, sono passato alla produzione e alla regia. Mi sono dimesso da Channel 7 e ho fatto domanda ad una nuova stazione televisiva Channel 10 a Perth che doveva essere costruita e lanciata in un anno. Ho iniziato con loro nel 1987 e mi sono divertito a Channel 10 ma mi sentivo trattenuto, mi sono licenziato da Channel 10 per diventare freelan

ce nel 1991. mi è stato detto che era una scelta stupida e nessuno aveva mai sentito parlare di freelance allora. Io non avevo un computer, così scrissi lettere a due società internazionali facendo domanda per la Coppa del Mondo FIFA e le Olimpiadi. Lavorare sodo per arrivare a un livello internazionale, ecco quale era il mio desiderio, e alla fine è stato ripagato e ho iniziato i miei ruoli internazionali. Questo è stato il momento in cui ho iniziato la mia posizione di responsabile tecnico della sede, VTM.
Grazie all’esperienza maturata in tutti i settori della produzione televisiva era il ruolo che mi calzava meglio».
Sei stato VTM a Euro2020 a Roma. Come è stato lavorare in Italia e con gli italiani? «EURO2020 a Roma è stato fantastico. Quando sono stato chiamato per lavorare al progetto ero entusiasta. Mi è stato detto che sarebbero stati tempi difficili a causa del Covid-19 a Roma, le restrizioni, le normative e tutte le difficoltà organizzative che possono conseguirne.
Il mio team tecnico era una combinazione di inglesi, che hanno fornito l’unità mobile Telegenic, e di italiani. Non ho mai incontrato una troupe così, in nessun luogo, dove muovendomi nella venue era sempre un “Ciao Peter! Ciao Peter! Ciao Peter!..” è stata una sensazione incredibile per me! la sensazione di lavorare in una squadra, il legame e le amicizie, hanno reso questo un super team!
Beh, davvero un momento fantastico per me; su 120 grandi internazionali, Roma é nella mia top 10 e questo per la squadra con cui ho lavorato».
Sempre rispettando il Codice di condotta di OBS, potresti dirci le tue impressioni sull’esperienza giapponese? Hai incontrato atri colleghi italiani anche lì ? «Tokyo 2020, ci chiedevamo tutti se sarebbe mai arrivato, ma alla fine è stato un successo ed oggi anche questa straordinaria avventura è finita. Seguendo le regole e le linee guida lavorare in una bolla è stato molto difficile per tutti coloro a cui non era permesso uscire dagli hotel la sera. Questa situazione, ha reso questo lavoro molto diverso dagli altri, ma è il momento che tutti stiamo affrontando. Viaggiare in giro per fare questi lavori internazionali è fantastico per me perché negli anni incontri tante persone e speri di poterne incontrare tante altre e lavorare di nuovo con loro al tuo fianco.

Quando sono arrivato nella mia venue a Tokyo, ho incontrato altri italiani. Roberto mi ha subito detto che gli amici di Roma mi ricordavano e salutavano. E’ stato fantastico ricordare i bei momenti ancora una volta. E’ molto facile lavorare quando vedi volti familiari e ti rende molto felice di lavorare con un buon equipaggio. Il mio ultimo era composta da Cechi, Croati, Italiani, Inglesi, Canadesi.. E anche questo è fantastico, lavorare con un gruppo di persone e culture differenti in armonia. Ancora grazie a tutti gli amici italiani».
Grazie a te Peter, a presto!