IL PARADOSSO DEL CALCIO

del Gruppo di Lavoro di Broadcasteam 


Si è fatto, come sempre, un gran parlare negli ultimi mesi del calcio professionistico, della crisi della società di calcio dopo l’interruzione dei campionati nel marzo scorso, della riapertura con il protocollo stilato dalla Lega Serie A e approvato dal Governo, della querelle tra Sky e Lega per il pagamento dell’ultima tranche della quota dei diritti tv, delle partite rinviate o non disputate nelle ultime settimane (vedi Genova e Torino) e per ultimo, solo in ordine temporale, della proposta di alcuni club di Serie A di creare una media company per gestire i diritti tv, (cosa approvata in questi giorni) e che porterebbe alle società di calcio, secondo le previsioni, quasi tre miliardi di euro a fronte del miliardo di adesso. Ma come sempre nessuna parola nei confronti delle migliaia di persone che ogni fine settimana si muovono in giro per l’Italia per portare le emozioni delle partite di calcio nelle case di tutti.

Invisibili avevamo detto a marzo e invisibili siamo rimasti.

A fronte di questa invisibilità, che appartiene quasi esclusivamente al mondo dei lavoratori dello spettacolo, si pensi al fatto che tutti sanno i sacrifici le difficoltà i rischi di chi ti costruisce il tetto e le mura della tua casa, i rischi e i sacrifici che stanno dietro a quel pacchetto che arriva dopo due giorni che hai ordinato su Amazon, dei rider che ti portano il cibo a casa, nessuno sa cosa c’è dietro la realizzazione di un grande evento mediatico, come una partita di calcio o un grande concerto o una trasmissione in tv.

Nessuno, nè gli spettatori nè i fruitori di questi eventi, nè lo Stato, sanno la condizione di chi lavora dietro le quinte. Se lo Stato sapesse che, aldilà del precariato che caratterizza questa categoria di lavoratori, la cosa che li accomuna tutti è la profonda irregolarità dei contratti, l’uso distorto della legge sugli appalti, la quasi totale assenza della sicurezza sul lavoro, il non rispetto delle modalità e dei tempi di pagamento, siano esse assunzioni o fatture di partite iva, beh allora lo Stato si sarebbe mosso per far rispettare le norme, le leggi, le disposizioni che esistono e che tanti imprenditori rispettano facendo impresa.

E invece niente!

Il paradosso dicevamo, si il paradosso, è che a fronte di un settore che produce mille milioni di euro con i soli diritti d’immagine, senza considerare l’indotto, e che di qui a breve potrebbe produrne 3000 (sui quali si ripete come un mantra che si basa la sopravvivenza di molte società di calcio), chi lavora per produrre quelle immagini, in alcuni frequenti casi il giorno della partita non ha nemmeno visto il contratto, nessuno gli ha chiesto o lo ha dotato di un corso di sicurezza e dpi necessari al suo lavoro, e sarà costretto a svolgere più mansioni, a non sapere quando finirà il suo lavoro e senza straordinari, e a viaggiare per ore prima di tornare a casa anche se il suo lavoro è durato 10 ore ed è terminato di notte. E sa già pure che è licenziato dopo poche ore, visto che, per chi è a contratto, questo prevede la sola durata dell’evento ovvero della partita e quindi, il giorno dopo la partita, essendo disoccupato può chiedere ed ottenere il contributo di disoccupazione e andare in carico al sistema previdenziale italiano, ovvero a tutti i cittadini!

L’incertezza in cui questi lavoratori si ritrovano oggi in tempi di Covid19 ha raggiunto livelli senza precedenti. Emblematico è il caso, accennato in precedenza, delle partite annullate per la sicurezza e prevenzione della pandemia, che si traducono in giornate di lavoro annullate, molto spesso il giorno prima, senza un minimo indennizzo per i lavoratori convocati a svolgere la loro mansione. D’altronde in un sistema malato dove nemmeno più il contratto di lavoro viene fatto firmare, ma ci si accontenta soltanto di una chiamata verbale, la cosa non può che passare inosservata!

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Figuriamoci poi se i figli di questi lavoratori venissero a contatto con un positivo a scuola, oppure loro stessi dovessero positivizzarsi. Tutto ciò che accade al di fuori del contratto di lavoro non da diritto ad alcun indennizzo mutuabile per malattia, e di conseguenza si troverebbero da soli a pagarsi le spese di quarantena e sobbarcarsi il danno economico delle giornate di lavoro perse e annullate, grazie al contratto a chiamata.

È per questo che siamo sempre più convinti che questi problemi debbano venire a galla quando si parla del “mondo del calcio”, e che non ci si può nascondere dietro gli interessi milionari di pochi soggetti, continuando ad ignorare le migliaia di persone che svolgono un lavoro impegnativo in condizione di totale “sfruttamento” e abbandono, ma che grazie al loro impegno offrono a tutti la possibilità di vivere le emozioni e soddisfazioni che questo magico sport ci regala.

È per questo che auspichiamo che i nostri rappresentanti della politica, e in particolare il Ministro dello Sport On. Spadafora e il suo collega Ministro della Cultura e dello Spettacolo On. Franceschini considerino la disperata richiesta di aiuto da parte di migliaia di lavoratori e relative famiglie sempre più sull’orlo della povertà, affinché vengano loro riconosciuti adeguati ammortizzatori sociali per poter far fronte all’attuale periodo di emergenza e inoltre che venga fatta chiarezza sul sistema degli appalti, che le assunzioni vengano regolamentate e che le norme per la sicurezza sul lavoro vengano fatte rispettare.

Perché la domanda che verrebbe da farci è: sarebbe lo stesso il mondo del calcio senza la TV?