Uno degli attori principali nel mondo del Broadcast televisivo è il service. Da un po’ di tempo c’è un’Associazione che li rappresenta, Aniba.
Per approfondire la questione abbiamo incontrato il Presidente dell’Associazione Bruno Mercuri,
fondatore e CEO della Videe.
Gli abbiamo posto cinque domande:
La prima. Cos’è e perchè è nata Aniba?
ANIBA è l’associazione nazionale del broadcast e dell’audiovisivo che abbiamo costituito formalmente lo scorso 18 marzo.
Nasce da un percorso condiviso tra tante aziende del settore; 13 sono i soci fondatori: VIDEE, NVP, Cinevideo, L’Opera, VideoSystem, Erreciesse Group, Mediacam, DBW Communication, MS Network, Livesat, One, InVideo Pro, VideoB. Aziende che sviluppano oltre il 70% del fatturato dell’intero settore in Italia e che operano in tutto il paese nello sport, negli eventi, nei programmi in studio, nei reality show, etc.
ANIBA è nata perché ci siamo resi conto, finalmente, dopo tanti anni e a maggior ragione dopo la pandemia che ha duramente colpito in modo trasversale il settore del broadcast e degli eventi dal vivo, che solo con unità di intenti e fattiva collaborazione possiamo – tutti insieme – ottenere dei risultati che vadano a vantaggio delle nostre aziende e, di conseguenza, di tutta la filiera produttiva. Vogliamo dare il giusto valore al settore nel suo complesso, coinvolgendo tutti i player e gli attori che in esso vi operano, per garantire una soddisfazione reciproca e stimolare forme di operatività per co-evolvere in modo economicamente sostenibile. La nostra azione sarà, naturalmente, a tutela in primis delle aziende associate: abbiamo idee chiare sul futuro di un settore che, inserito all’interno di uno scenario evolutivo ricco di nuove sfide, potrà affrontare il fenomeno tecnologico con fiducia e serenità, avvalendosi della collaborazione di tutti gli attori coinvolti.
La seconda. Qual è la condizione del mercato delle produzioni televisive?
E’ una situazione complessa, dove spesso la leale concorrenza si scontra con azioni spregiudicate e di dumping da parte di competitors, che mettono in seria difficoltà le aziende che operano con serietà e professionalità sotto ogni punto di vista e nel pieno rispetto delle normative esistenti. Il settore del broadcast, attraverso cui transitano – tra l’altro – milioni di euro per l’acquisizione dei diritti, vive una situazione in cui il valore della tecnologia necessaria per produrre con qualità e con performance elevate non viene adeguatamente riconosciuto; idem dicasi per tutto ciò che l’utilizzo di quella tecnologia suppone: ingegnerizzazione, analisi, competenza, professionalità, esperienza. Basta pensare a bandi di gara dove spesso l’unico criterio di aggiudicazione è il prezzo più basso. Non ci pare che i budget posti a base d’asta tengano in considerazione il valore economico della tecnologia richiesta a capitolato, né – di conseguenza – della marginalità operativa di cui le aziende necessitano per potersi di fatto permettere quegli stessi investimenti. A ciò si aggiungono i necessari aggiornamenti tecnologici e una adeguata formazione professionale (tecnica e linguistica) del personale che quella tecnologia la gestisce e la utilizza.
La pandemia ha certamente acuito le difficoltà pre-esistenti; ma va anche detto che un settore come il nostro, che si deve continuamente e giocoforza innovare per soddisfare le richieste del mercato e dei clienti – e che pur tuttavia non riceve adeguato riconoscimento economico – , per fornire le migliori soluzioni alle esigenze puntuali e contingenti che emergono, ha saputo adeguarsi alla situazione introducendo nuovi modelli e nuovi metodi produttivi che consentissero un regolare svolgimento delle attività – penso allo streaming, alla remote production, all’adeguamento dei mezzi di produzione alle norme anti-covid.
Tutto ciò suppone una ulteriore quota di investimenti di cui le aziende si devono far carico, non solo dal punto di vista della tecnologia, ma anche per tutto quanto attiene ai nuovi bisogni in termini di sicurezza e gestione del personale prescritti dalle normative in epoca di covid19. E ciò ha innegabilmente eroso il margine delle aziende.
Ci chiediamo fino a che punto il sistema possa reggere in queste condizioni, posto che sono già diverse le aziende che, purtroppo, negli anni, sono fallite, pur fatturando molto ma lavorando senza i margini operativi sufficienti alla propria esistenza. Spiace, davvero, vedere che imprese costrette a rinunciare alla propria dignità per un sistema che non tutela il valore del lavoro, del sacrifico, dell’impegno costante che ognuno di noi mette in campo ogni giorno.
La terza. Nell’ultimo anno sono nate due associazioni di categoria. La pandemia ci ha messo tutti intorno al tavolo. Partendo da qui, quali scenari si possono immaginare?
Credo che la pandemia ci abbia messo di fronte al fatto che la collaborazione e l’unità di tutti gli appartenenti alla filiera del broadcast siano fondamentali. Non possiamo più prescindere da una sinergia a più livelli se vogliamo davvero che il giusto valore della nostra professionalità venga riconosciuto. Una mediazione tra le varie istanze è l’unica via possibile per garantire migliori condizioni di operatività per tutti. Ed è per questo che ANIBA intende farsi promotrice di un confronto costruttivo con le varie associazioni di categoria perché quello che vogliamo, e – ripeto – lo possiamo fare solo tutti insieme, ognuno con le proprie competenze, è un ragionamento di difesa della filiera nel suo complesso. E per ottenere risultati servono l’appoggio, la collaborazione e la buona volontà di tutti.
Ci auguriamo di trovare in BroadcasTeam un alleato: vogliamo essere reciprocamente validi interlocutori con cui collaborare per un miglioramento della condizione di ognuno, per avere maggiore ascolto e un maggior peso negoziale presso le istituzioni e i broadcasters e case di produzione, per far sentire la nostra voce. Lavoreremo affinchè tutta la filiera del broadcast possa riunirsi per confrontarsi seriamente e, insieme, trovare delle soluzioni migliorative della condizione di tutti, a beneficio dell’intero settore. Un dialogo nel merito specifico delle questioni, in una 3 giorni di lavoro tutti insieme ci pare possa essere un primo importante passo in tal senso. Organizziamo una sessione di focus sulla filiera della produzione tv in Italia!
La quarta. Cosa chiederebbe ai lavoratori che operano in questo mondo?
Chiediamo dialogo, collaborazione e unità per curare la filiera e per valorizzare l’esperienza, la qualità e la creatività del settore nel nostro paese. Vorrei che tutti fossimo sempre più orgogliosi di fare parte del mondo della produzione televisiva; e lo possiamo essere solo se sappiamo che il nostro valore è riconosciuto per come merita. E’ importante rimuovere quella che spesso è nota come “giungla dei contratti” e impegnarsi per realizzare un albo professionale e applicare un unico contratto collettivo professionale, che funga da garante sulla professionalità e sulla qualità dei lavoratori, con un tariffario condiviso. Ognuno deve fare la propria parte con rispetto e solidarietà. Vorrei anche che nessuno fosse più costretto ad accettare condizioni svantaggiose pur di lavorare e, dall’altro lato, che nessuno si sentisse più in una posizione di forza tale da pretendere trattamenti di favore per qualsivoglia ragione non sempre nobile. E’ giusto che le categorie professionali vengano regolarmente censite e che tutti si operi seguendo dei principi cardine concordati e condivisi.
L’ultima, ma non per importanza. Cosa chiederebbe ai suoi colleghi imprenditori?
Di coltivare fattivamente lo spirito che anima ANIBA e di perseguire nel tempo l’unità di intenti, con fermezza e nel rispetto delle regole. Invito tutti i colleghi a contattarci e a conoscere gli obiettivi di ANIBA, nell’auspicio che possano anche loro aderire al progetto, comprendendone le grandi potenzialità, e dunque chiedere di associarsi alla nostra associazione. Non si tratta, ed è uno dei capisaldi di ANIBA, di intervenire sulle scelte commerciali di ogni azienda, bensì di creare le condizioni affinché si possa operare con equilibrio e serenità, nel rispetto di regole etiche ed operative. Anche da qui passa il successo del nostro Paese, siamone motore!