L’UNICA SOLUZIONE PER FARE UN PASSO AVANTI

L’UNICA SOLUZIONE PER FARE UN PASSO AVANTI

di Sandro de Manincor


Sarà un Natale diverso, certamente. Per credenti o non, questa festa che è stata sempre l’occasione per dividere un po’ di tempo con gli affetti più cari, assumerà sicuramente un tono diverso, con le preoccupazioni sanitarie, professionali ed economiche a farla da padrone. Il nostro premier l’ha definito un Natale “spirituale”, maldestro tentativo per addolcire la pillola, e far dimenticare per un po’ la catastrofe che ha colpito tutti indistintamente. Inutile ricordare il calo di impegno e lavoro che ha colpito pesantemente la nostra categoria, con produzioni cancellate o ridotte e con quelle rimaste in piedi che cercano di barcamenarsi. Ed è qui che, a volte, assistiamo a comportamenti e condizioni poco ortodosse da parte dei committenti e services, con cali ingiustificati delle condizioni economiche, delle diarie e delle condizioni logistiche, quasi che a compensare le maggiori spese di adeguamento alle norme Covid debbano essere i lavoratori. Quei lavoratori che, come tutti, hanno visto diventare più difficile e limitante la propria professione. Che ognuno debba fare la propria parte è indiscutibile, certamente, ma come si dice con un po’ di buon senso, “una mano lava l’altra” e solo lo spirito di collaborazione e rispetto reciproco possono aiutarci ad uscire in fretta da questa situazione pesante.

Dalla nostra parte l’arma che abbiamo è quella della professionalità. La professionalità tecnica e creativa base del nostro lavoro, ma anche quella culturale, morale, etica. Quella professionalità che ci obbliga a rispettare tutte le norme senza egoisticamente mettere a rischio i colleghi, che ci fa “dare” un po’ di più del dovuto, che ci permette di regalare un po’ di esperienza al collega più giovane o in difficoltà, che ci fa essere corretti e trasparenti. Il che non significa accettare passivamente tutto, ma anzi ci permette di essere inattaccabili, facendo squadra. Ah ! la squadra! Chi mi conosce può tranquillamente prendermi in giro per questo tormentone che da anni continuo a ricordare; un chiodo fisso che in questa particolare situazione data dalla pandemia, vedo come unica soluzione per fare un passo avanti. E ne ho avuto anche dimostrazione pratica proprio nella produzione che sto dirigendo qui in Francia. Ma per fare squadra non basta ritrovarsi al bar a fare quattro chiacchiere a distanza. È una “filosofia” che mette al primo posto la rinuncia all’individualismo, il rispetto del collega, il superamento degli errori (errare umanum est), l’osservanza delle regole anche a volte strette e fastidiose, il confronto schietto e vero, con il riconoscimento delle qualità, dei ruoli e delle relative responsabilità.

Ed è per questo che è stato bello vedere dal balcone della stanza dove ero “confinato” in attesa dell’esito del tampone, semplicemente collegato alla regia con una radio, una “squadra” al lavoro come una macchina ben oliata. Veterani e nuove leve, italiani e francesi tutti insieme per raggiungere il risultato, in un momento di difficoltà. E invece sento spesso di “professionisti” che si pongono come concorrenti, che sono gelosi, a volte incattiviti ed egoisti. Non è un invito semplicistico al “volemose ben”, ma piuttosto ad avere il coraggio di valorizzare le differenze, premiando gli atteggiamenti costruttivi e punendo senza incertezze quelli dannosi per l’intera categoria. Solo allora avremo la forza per provare a vincere le battaglie che, inevitabilmente, ci aspettano. Solo allora il Natale sarà veramente “spirituale”, con lo spirito di squadra, appunto.