INCONTRI RAVVICINATI MA DI CHE TIPO?

di Giorgio Bargna


Il nostro lavoro ci presenta continue occasioni di sfida, molta routine e qualche sorpresa. I più fortunati vivono assieme a delle alzatacce, la meraviglia di un albeggio magari in alta montagna, ogni tanto, a qualcuno, capita un imprevisto…

Con la coda dell’occhio, una decina di metri a sinistra, vedo un pezzo di rete rossa tendersi e poi mollarsi. Penso sia Roberto, che ha scelto anche lui di salire in postazione a piedi anzichè scendere dalla pista, in fondo sono solo poche centinaia di metri e quest’ultimo pezzo della Gran Risa è assolutamente affrontabile a piedi, anche per un vecchio trombone arrugginito come me. È ancora buio, l’aria è freschetta e una coperta di silenzio avvolge tutta la valle. Per rispettare questo momento di tranquillità non lo chiamo, aspetto che salti fuori da dietro la struttura in tubi e legno preparata per gli allenatori. Appare un muso, non capisco, mi sembra un cane. Beh insomma non è la barba bianca di Roberto, mi guarda, sparisce a sinistra verso valle, dietro la piattaforma degli allenatori. La rete si tende ancora. Ahi, è un animale imprigionato!

Eccolo lì, sbuca correndo verso monte ma viene strattonato dalla rete e come un violento colpo di frusta rimbalza verso la struttura in legno. Lo vedo, è un giovane capriolo. Decido di avvicinarmi piano per liberarlo, dev’essere già abbastanza spaventato di suo e non vorrei peggiorare la situazione. A pochi metri mi fermo, mi inginocchio e sto li a guardarlo. Dev’essere stremato, mi guarda per un secondo e poi tenta la fuga a valle sparendo dalla mia vista ma “altra frustata”. Approfitto per avvicinarmi dando un’occhiata: si è infilato nella maglia della rete e si è fatto un bel cappio. Stringo il salsicciotto rosso e infilo la mano sinistra nel cappio, lo allento e questo gli da un po’ di respiro ma produce di nuovo uno strattone improvviso. Torno a cercare il cappio dietro le orecchie, questa volta ci sono, allargo e spingo, allargo e spingo. Un orecchio è passato, dai che è fatta! Bambi urla ancora, scatta indietro e scompare rimbalzando come una molla verso la pista alle mie spalle.

La notte sulla Gran Risa sta morendo, il silenzio è tornato ad avvolgere la valle, mi giro verso la pista illuminata a giorno dai potenti fari installati per lo slalom parallelo, ancora pochi metri e sarò arrivato alla mia postazione. Fischietto “I save the world today” di Annie Lennox e la neve scricchiola ad ogni passo sotto i ramponi. Rido, “I save the world today”? Sono prorio un pirlone.